Giro di Padania
Né ipocrisia né ingenuità
Il commento sulle polemiche e le proteste che hanno caratterizzato anche la prima frazione
Prima le proteste e poi la volata con tre "azzurri" ai primi tre posti. La corsa (tecnicamente) è di buon livello, ma il clima di polemiche la sovrasta. Era una facile previsione. Noi diffidiamo dagli eccessi di ipocrisia, ma anche da quelli di ingenuità.
Questa è chiaramente la corsa della Lega, intesa come movimento politico che ha scelto il ciclismo come cassa di risonanza per slogan che l'accompagnano fin dalla culla. Non ci vengano a dire che è soltanto una gara in bicicletta. Il direttore d'orchestra è Michelino Davico, sottosegretario agli Interni, la maglia di leader è verde e la partenza, dalla cittadina dove si raccoglie l'acqua del Po per l'ampolla propiziatoria, è stata data da Renzo Bossi, più noto come il Trota. Ce n'è abbastanza per spazzare via ogni ipocrisia e mettere una bella etichetta verde-Lega alla breve corsa a tappe.
Detto questo, non siamo così ingenui da non sapere che la commistione tra politica e sport, purtroppo, esiste da sempre. Sappiamo che la Federciclismo non aveva la possibilità di respingere un'associazione (la Monviso-Venezia) che ha chiesto di occupare date di calendario. Soprattutto di fronte alla moria di corse di questa fine estate (Lazio, Veneto, Placci...). Sappiamo che dietro all'associazionismo che organizza eventi sportivi ci siano a volte partiti e movimenti.
Per dirla ancor più chiaramente: chi organizza da oltre 100 anni il Giro, la corsa che unisce tutta l'Italia con un filo rosa, non può salutare con entusiasmo la nascita di un Giro della Padania, luogo politico più che geografico. Siamo da sempre per l'autonomia dello sport e contro ogni possibile strumentalizzazione.
Siamo per l'universalità del messaggio sportivo. Ma nel nostro giornale troverete la cronaca della prima tappa e anche di quelle che verranno, perché questa gara ha fior di partecipanti e si tratta di un test importante in vista del Mondiale.
Senza ipocrisia né ingenuità.
Certo che se la Federciclismo, o qualcuno di influente, avesse almeno convinto gli organizzatori a restare sul nome originario - Monviso-Venezia invece che Giro della Padania-, sarebbe stato meglio. Molto meglio.
Pier Bergonzi
Tanto clamore per nulla...
RispondiEliminaCome se la politica non avesse mai fatto parte dello sport.
Ricordo che come Italia abbiamo partecipato alle olimpiadi a Mosca nel 1980 e a Pechino nel 2008. In entrambi i casi la Gazzetta ha pubblicato e lavorato con i suoi inviati ingoiando il boccone.
E in quei casi parliamo di cose ben più serie in termini di violazioni.
In un momento di crisi come questo personalmente credo che ci sia bel altro per cui protestare.
Se la Gazzetta avesse le palle non farebbe nemmeno i servizi e non invierebbe giornalisti in loco ma si sà che stare a metà strada ti permette di scegliere da che parte andare a seconda dell'evoluzione degli eventi.
Se poi qualcuno crede che la politica, anche locale, non abbia influenza sugli eventi sportivi beh, sarebbe il caso di cambiare la sceglia....
Il tuo Grillo Parlante
Ciao Andrea, lo sapevo che avresti commentato da mio bravo Grillo Parlante. Io mi asterrò dal farlo...mi è piaciuto il tuo riferimento a quelle Olimpiadi anche se sono due cose completamente diverse, ma, ripeto, non voglio dire altro. W il trota :-D
RispondiEliminaNe parleremo davanti ad una birra.
RispondiEliminaPerò concedimi di non tifare per il Trota... ti prego...
;)
e birra sia. Ah, purtroppo sabato non verrò a fare Punta Veleno, perché, non riesco ad alzarmi bene sui pedali. Il dolore si sta attenuando, ma preferisco evitare una strapazzata del genere.
RispondiEliminaPerché, chi è che tifa per il trota? ;-)
Beh Punta Veleno non è il massimo per chi ha degli acciacchi da risolvere.
RispondiEliminaOkkio alla notturna se vai e ricordati che di tanto in tanto anche i vecchietti come noi si riposano...
Keep in touch
ahahahah anche la Gazzetta Politically correct , dove stava quando Moggi combinava quel che combinava ? Tralasciamo l'editoriale di questo Bergonzi che se ne stava ben zitto quando i kompagni bloccarono il giro d'Italia un paio di anni fa.
RispondiEliminaQuando parli di Moggi, parli di uno sport che non lo è più da decenni ed oltretutto non c'entra nulla con questo editoriale.
RispondiEliminaTu parli di Kompagni etc... triste, allora sei anche tu uno di quelli che continua a vivere come in un racconto di Guareschi, però lì almeno si rideva anche...
Questa manifestazione, purtroppo, è solamente utilizzata per un mero tornaconto politico e non voglio dire altro.
Ah, solo per chiudere questo argomento: fosse per me manderei a casa tutta l'attuale classe politica, dx o sx che sia.
LO SPORT DOVREBBE STARE AL DI FUORI DI TUTTO!!!
ecco bravo fosse per te magari avresti potuto dire 2 parole su quei coglioni che hanno messo la mani addosso e sputato a Basso e soci ma non le hai dette...quindi hai condiviso , anzi piu' che condiviso ti avra' pure fatto piacere e tu saresti un ciclista ? mavalaaa'
RispondiEliminaNon sto seguendo questo giro e quindi non sapevo dell'aggressione. Ti ringrazio per avermi messo alla pari di quei coglioni, perché si vede che non mi conosci. Lo ripeto: LO SPORT DOVREBBE ESSERE FUORI DA QUALSIASI BEGA POLITICA.
RispondiEliminaCiao.